N° 113
1.
Il quinjet con le insegne dello S.H.I.EL.D. viaggia a velocità molto
superiore a quella di un normale jet di linea ed uno speciale dispositivo
stealth lo rende virtualmente invisibile anche ai più sofisticati strumenti elettronici.
La sua meta è la regione dei Grandi Laghi nell’Africa Orientale. A bordo solo
due passeggeri molto speciali.
La
donna conosciuta come Capitan America è silenziosa ed appare cupa e
preoccupata.
-Lei ce la farà, ne sono convinto.- le si
rivolge il suo compagno di viaggio che indossa un costume simile al suo ma con
i colori bianco e blu invertiti.
-So che stai cercando di rincuorarmi…- replica
Elizabeth Mace -… ma non funziona. Cary si trova in piena zona di guerra
braccata da nemici implacabili.-
-Carolyn St. Lawrence non è una donna comune.
È un soldato, un ufficiale delle Forze Speciali degli Stati Uniti. Ha già
affrontato situazioni difficili in passato ed è sopravvissuta per raccontarle.
Per giunta non è da sola ma assieme ad altri veterani. Io credo che potrebbero
cavarsela anche senza il nostro aiuto.- insiste il Comandante America.
-Razionalmente ti darei ragione, tuttavia…-
-Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non
conosce, lo so molto bene anch’io.-
-Frank, io…-
-Shh! Sta arrivando il nostro ufficiale di
collegamento, meglio non parlare delle nostre questioni personali.-
Un agente dello S.H.I.EL.D.
di colore con dei tatuaggi bianchi sul volto a si avvicina loro ed annuncia:
-Stiamo entrando nello spazio aereo del Bangalla.-
-Finalmente!- esclama Cap alzandosi di scatto
-Si entra in azione.- commenta il Comandante
America -Era ora!-
Mai
troppo presto, pensa Liz Mace.
Qualche ora prima,
sull’Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. in volo suborbitale. Nell’ufficio
del Direttore Esecutivo della più grande agenzia di sicurezza del mondo erano
presenti oltre a Nick Fury ed al suo vice Dum Dugan anche Capitan America ed il
Comandante America.
Fury
indicò un maxischermo dove era visibile una mappa su cui spiccavano alcuni
puntini luminosi, alcuni dei quali in movimento, poi parlò con voce ferma:
-Quella che vedete
è la mappa della regione dei Grandi Laghi in Africa Orientale dove in questo
momento è in corso uno dei tanti conflitti che ciclicamente insanguinano quella
parte di mondo.-
-Ne ho sentito
parlare.- commentò Capitan America -Una delle nazioni della zona sta cercando
di annettersi le altre.-
-Anche io ne ho
sentito parlare.- aggiunse il Comandante America -C’entra quella Federazione
Panafricana se non sbaglio.-
-Precisamente.-
replicò Fury -Complimenti.-
-Mi piace tenermi
informato, specie sui posti dove potrei rischiare la vita.-
-Ottima attitudine.
Ma torniamo a noi…-
Sullo schermo la mappa fu sostituita
dal volto di un uomo di colore sfigurato da cicatrici simili a scaglie. Il suo
occhio sinistro era evidentemente bionico, le labbra deformate in una sorta di
ghigno.
-Questo che vedete
è Joshua N’Dingi, già Presidente del Mbangawi, uno dei tanti piccoli stati
della zona. Recentemente ha fondato la Federazione Panafricana di cui sono
stati membri costituenti oltre il Mbangawi, la ex Rudyarda, ribattezzata Kitara,
ed il Dabar.-
-Non ha l’aria del
tipo simpatico.- commentò il Comandante America.
-E non lo è. Anni
fa, mentre era in Inghilterra per motivi di studio è rimasto coinvolto in un…
incidente in seguito al quale ha perso l’occhio, la gamba ed il braccio
sinistri sostituiti da protesi bioniche.-
Liz Mace intuì che ci doveva essere
qualcosa dietro quel cosiddetto incidente su cui Fury preferiva sorvolare.
Aveva delle domande ma preferì tenerle per sé almeno per il momento.
Nick proseguì:
-Le sue cicatrici,
che ricordano le scaglie di quell’animale, hanno fatto sì che lo
soprannominassero Dottor Crocodile e tra la sua gente corre la voce che sia in
grado di trasformarsi in un coccodrillo.-
-Ed è vero?- chiese il Comandante America.
-Onestamente, non
lo sappiamo con sicurezza. Diciamo che potrebbe essere verosimile.-
-Credevo che la sua
fosse la migliore agenzia di intelligence del mondo e che sapesse tutto di
tutti.-
Fury sorrise e rispose:
-Non siamo
infallibili purtroppo. Ora se permette, andrei avanti.-
-Ok, ammetto che mi
ha incuriosito.-
- Come stavo
dicendo, N’Dingi ha deciso di inglobare con la forza tutti i piccoli Stati
della Regione che non avessero voluto aderire spontaneamente alla sua
Federazione. Uno ad uno sono caduti. In questo momento Azania è sull’orlo della
resa, le ultime sacche di resistenza stanno cedendo. Purtroppo lo S.H.I.E.L.D
non può ancora intervenire ufficialmente ma questo non vuol dire che io intenda
restarmene con le mani in mano. La mia squadra di specialisti in questo genere
di crisi[1]
ha purtroppo altre faccende urgenti di cui occuparsi[2]
così tocca a voi pensarci, tanto più che avete anche un interesse personale
nella vicenda, non è vero, Capitano?-
-Lo sa benissimo,
Colonnello.- rispose Liz Mace -Non mi ha chiamato proprio a causa di Cary St.
Lawrence?-
-Non soltanto per
quello ma è uno dei motivi, sicuramente. La sua amica si era infiltrata nella
North Organization, la nota compagnia militare privata, per cercare di
smascherare le sue attività illecite. La
C.I.A. si è rivolta alla North Organization perché organizzasse l’esfiltrazione
del Presidente di Azania. Se ne doveva occupare una squadra guidata dal
Colonnello Carolyn St. Lawrence ma qualcosa è andato storto. Il Presidente è
stato assassinato e la squadra si è divisa in due. Una parte è fuggita ed
un’altra è stata abbandonata sul luogo. Il Colonnello St. Lawrence è tra quelli
rimasti.- [3]
-La North ha fatto
il doppio gioco, Cary si è opposta e parte della sua squadra si è alleata con
lei.- sintetizza Liz.-
-Praticamente
certo.- replica -Nick -Purtroppo il blackout delle comunicazioni in quella zona
ha bloccato il microsegnalatore che il Colonnello St. Lawrence aveva con sé ma
siamo comunque riusciti a sapere che lei ed i membri della sua squadra che le
sono rimasti fedeli stanno scortando un gruppo di profughi verso il confine con
il Bangalla. Purtroppo per loro la North è decisa a cancellare tutte le prove
del suo doppio gioco ed ha inviato una squadra con l’ordine di eliminare tutti
quanti.-
-Non le chiederò ancora come fa ad avere tutte
queste informazioni, tanto non mi risponderebbe.- lo interruppe Liz -Quello che
voglio è raggiungere al più presto Cary prima che lo facciano i suoi nemici.-
-E lo farà, glielo
garantisco. Mentre parlavamo l’Eliveicolo si stava già avvicinando
all’obiettivo. Uno dei nostri jet supersonici farà il resto ma ora…-
Una porta si aprì ed entrò un nero di
corporatura atletica con dei piccoli tatuaggi sul volto.
-L’Agente Derek
Khanata è Wakandano e conosce la regione come le sue tasche. Sono certo che vi
sarà molto utile.-
-Ne sono convinta.
Adesso possiamo partire?-
-Il bus è pronto al
decollo.- rispose il nuovo arrivato.
-Bus?- fece il
Comandante America perplesso.
-È come chiamiamo i
nostri jet speciali, un nomignolo inventato da un nostro ex agente.-[4]
spiegò Fury -Sono delle vere e proprie basi viaggianti e possono superare Mach
8.[5]
Sarete in zona in un baleno.-
-Lo spero.-
commentò Capitan America.
Sperava di non darlo a vedere ma era
seriamente preoccupata. Se non fossero riusciti a raggiungere Cary St. Lawrence
in tempo…
Cercò di scacciare quel pensiero ma
senza successo.
Bangalla,
oggi. Il pensiero è ancora lì a
tormentarla. Liz Mace vorrebbe scacciarlo ma sa bene che il rischio di arrivare
troppo tardi continua ad essere decisamente molto alto.
-E così questo è il Bangalla.- commenta il
Comandante America -Un ex colonia britannica, giusto? Ho la sensazione che
dovrei ricordarmi qualcosa che lo riguarda.-
-Per il momento non ci fermeremo. Il Bus sarà
la nostra base logistica.- spiega Derek Khanata -Al momento qui la situazione è
abbastanza tranquilla. Si pensava che il prossimo obiettivo di Crocodile
sarebbe stato il Bangalla ma inaspettatamente ha invece attaccato il Wakanda.-[6]
-Mi chiedo il perché.- interviene Capitan
America -In tanti hanno provato ad invadere il Wakanda ma sono sempre stati
sconfitti. Pensa davvero che lui potrà riuscire dove tutti gli altri hanno
fallito?-
-È abbastanza arrogante da pensarlo, sì. Ha
delle forze armate ben addestrate ed anche degli agenti superumani posti al
comando di quest’uomo.-
Su un monitor appare la figura di un altro
uomo di colore alto e muscoloso che aveva un teschio bianco tatuato sul viso.
-Raoul Bushman. Ex mercenario ed ex dittatore
del Burunda, che oggi è parte della Federazione Panafricana. Era imprigionato
in attesa di giudizio per crimini di guerra ma Crocodile lo ha fatto liberare e
lo ha messo al comando delle sue truppe.-
-Brutto tipo in tutti i sensi.- commenta
ancora il Comandante America.
-Nei file dei Vendicatori è citato come nemico
principale di Moon Knight ed è stato proprio lui a catturarlo. Non gli piacerà
questo sviluppo.- aggiunge Capitan America.
-Non piace nemmeno a me. Quel tipo ha scritto
in faccia quanto sia crudele e spietato e non è esattamente una metafora.-
Derek Khanata riprende a
parlare:
-Le ultime informazioni lo danno in Wakanda a
coordinare le operazioni ma potreste avere a che fare con alcuni dei suoi agenti
dotati di poteri speciali.-
Sullo schermo passano
altre immagini
-Sospettiamo che sia il mandante diretto
dell’omicidio del Presidente di Azania ma ovviamente non possiamo provarlo.
Quella che avrete sicuramente contro è la squadra di mercenari guidata da
quest’uomo:
Su
un monitor appare l’immagine di un afroamericano alto, muscoloso e dai capelli
rasati:
-Christopher Jacobs ex Capitano dell’Esercito
degli Stati Uniti ex Delta Force, congedato con disonore. È alla guida della
squadra che è partita all’intercettazione del convoglio del Colonnello St.
Lawrence. Fortunatamente sono molto meno veloci di noi.-
-Me lo auguro.- replica Cap -Quando entriamo
in azione?-
-Tra esattamente un minuto varcheremo il
confine con Azania. Altri tre minuti e saremo sul bersaglio. Da lì in avanti
toccherà a voi mentre io resterò in attesa del vostro ritorno pronto a
raccogliervi e darvi copertura.-
-Credevo che lo S.H.I.E.L.D. non potesse
intervenire direttamente.- commenta il Comandante America.
-Se un convoglio di civili inermi è attaccato
da nemici armati non è nostra abitudine restare a guardare senza far niente. Le
questioni politiche non ci riguardano.-
-Ben detto.-
Dalla
cabina di pilotaggio arriva una voce:
<<Siamo sul bersaglio, Signore.>>
-Ora tocca a voi.- dice Khanata -Vi auguro
buona fortuna.-
Un
portello si apre. Il Comandante America si volta verso l’agente e chiede:
-Mi tolga una curiosità Agente Khanata, lei si
chiama come uno dei principi di Wakanda. Il suo è un nome comune in Wakanda o
siete parenti?-
Il
volto di Derek Khanata è impassibile mentre risponde:
-Ha davvero importanza?-
Il
Comandante sorride e replica:
-Nessuna suppongo.-
-Datti una mossa!- gli intima Capitan America.
Un
secondo dopo balzano entrambi nel vuoto.
2.
Il
luogo è un’isola dei Caraibi e l’uomo che corre tra la vegetazione tropicale
indossa una variante del costume di Capitan America. Nella sua mano destra uno
scudo che assomiglia a quello della Sentinella della Libertà.
Afferma
di essere il legittimo Capitan America, sopravvissuto all’esplosione in cui lo
si credeva morto ed ora lavora per uno speciale quanto segreto organismo
governativo. La sua missione è distruggere un’installazione dell’organizzazione
criminale nota come Avanzate Idee Meccaniche o più semplicemente A.I.M. i cui
membri si reputano dei geni scientifici e credono che il loro quoziente
intellettivo li ponga ad sopra degli altri esseri umani e delle loro leggi.
Nella sua missione il Capitano, come lo chiameremo d’ora innanzi, non è solo:
con lui ci sono un altro uomo e due donne, di cui una afroamericana, che
indossano anche loro un costume ispirato alla bandiera americana che ora lo
stanno seguendo faticando un po’ a tenere il suo passo.
Finalmente
la sua corsa si ferma al limite di una radura in mezzo alla quale sorge una
palazzina dal design avveniristico.
-Direi che siamo arrivati a destinazione. Se
quella non è la base dell’A.I.M. che stavamo cercando, sono pronta a mangiarmi
la maschera.- commenta la giovane bionda che si fa chiamare American Dream -Che
aspettiamo a raggiungerla?-
-Frena la tua impazienza, Dream.- replica
l’uomo che si fa chiamare Minuteman -Dopo il nostro scontro con quel robot, il
Temerario,[7]
ormai è chiaro che sanno della nostra presenza qui. Meglio essere prudenti.-
-Al diavolo la prudenza, io vado!-
La
ragazza scatta di corsa verso la palazzina ma in quel momento dalla costruzione
escono dei droni che cominciano a sparare raggi laser. American Dream scarta
evitando i primi colpi ma sta per essere raggiunta da un terzo quando uno scudo
si para tra lei ed il raggio.
-Tutto bene?- le chiede il Capitano.
-Sì, ma…-
Lui
non l’ascolta e scatta in avanti. Una parte dei droni lo segue. Continuando a
cambiare direzione lui evita le loro scariche ma queste si fanno sempre più
vicine.
Non
morirò oggi, pensa mentre raggiunge finalmente il portone della palazzina. Si
ferma. Senza nemmeno voltarsi sente i droni avvicinarsi dietro di lui. Non può
permettersi errori, pensa, poi di scatto si getta a terra ed una doppia scarica
gli passa sopra la testa.
A
bordo dell’humvee[8] corazzato con cui ha
lasciato la capitale di Azania, Carolyn St. Lawrence si rivolge all’uomo seduto
accanto a lei al posto di guida:
-Non l’ho ancora ringraziata per essersi messo
dalla mia parte, Tenente Christian.-
Liam
Christian fa un mezzo sorriso e replica:
-Non mi piace il gioco sleale, tutto qui.-
-In fondo lei è un romantico.-
-Non lo dica in giro, mi rovinerebbe la
reputazione.-
In
quel momento dalla radio si sente una voce femminile dall’accento russo:
<<Colonnello, elicottero ad ore
sei.>>
-Azaniano o della Federazione, Caporale
Kasparova?- chiede Cary.
<<Negativo. Non ha insegne e…>>
Il
rumore di raffiche di proiettili interrompe la comunicazione. Subito dopo anche
l’humvee di Cary viene colpito e sbanda.
Mentre
è in caduta libera molti sono i pensieri che si affollano nella mente della
donna chiamata Capitan America: La scomparsa di sua sorella, i suoi genitori
minacciati di morte ed ora Cary St. Lawrence minacciata di morte. Dietro a
tutto c’è sempre la North Organization. Quella stessa malefica organizzazione è
sicuramente dietro anche ai recenti attentati a candidati politici come Josh
Cooper a New York. Ha dovuto lasciare che di questi ultimi problemi si
occupassero Falcon e Patriot ma quando tornerà…
-Credo che ci siamo, Liz.-
La
voce del Comandante America la riporta alla realtà.
-Sì, è il momento.- replica.
Gesti
rapidi e precisi e quello che si dispiega attorno a loro non è un semplice
paracadute ma una specie di ala che consente loro di planare più facilmente e
dirigere il volo.
-Decisamente meglio di una tuta alare.-
commenta il Comandante America -Chiunque l’abbia progettata è davvero in
gamba.-
-Credo che il progetto originale sia di Tony
Stark.- replica Liz Mace -Ma non è il momento di parlarne. Concentriamoci sulla
discesa adesso.-
-Agli ordini, signora!-
La
discesa prosegue in silenzio mentre il suolo si avvicina sempre di più e le cose
al di sotto si fanno sempre più nitide.
-Liz, odio doverlo dire, ma pare che la sotto
stia succedendo qualcosa di brutto.-
Capitan
America guarda nella direzione indicata dal suo compagno e si fa più cupa. I
suoi peggiori timori si stanno avverando.
3.
Mezz’ora
prima. L’elicottero da combattimento senza insegne
aveva lasciato la pista di una delle basi operative della North Organization in
Africa. Era equipaggiato come un AH Apache: mitragliatrice, due missili stinger
e due razzi hellfire. In più c’era il plotone d’assalto composta da quattro
squadre di cinque operatori ciascuna pesantemente armati. Venti tra uomini e
donne contro quattro. In più, nell’elicottero alle loro spalle c’era un plotone
di cecchini. La North Organization voleva essere ben certa che Cary St.
Lawrence e quello che restava della sua squadra, oltre a chiunque altro fosse
con loro, non restasse vivo per testimoniare.
Chris Jacobs non era particolarmente
entusiasta degli ordini ma non era il tipo da perdersi in considerazioni morali.
Era un lavoro sporco, certo, ma era anche ben pagato ed era la sola cosa
veramente importante.
Il suo sguardo si soffermò sui membri
della vecchia squadra che gli erano rimasti fedeli: David Pak, di origine
coreana, e Tirife Barzani, una delle famigerate amazzoni curde. Nemmeno loro
avrebbero avuto da obiettare, ne era certo. Peccato per la St. Lawrence: in
fondo gli era simpatica ma non c’era scelta: doveva morire.
-Bersaglio
avvistato, Signore.- gli comunicò il copilota dell’elicottero.
-Perfetto.- ribattè
Jacobs.
Si avvicinò al posto di pilotaggio e li
vide distintamente: due humvee che scortavano un SUV che probabilmente aveva a
bordo i fuggiaschi dal palazzo presidenziale di Azania che non avevano potuto
trovare posto nei due mezzi militari. Chissà in quale dei due era la St.
Lawrence?
-Bersaglio di coda
acquisito, Signore.- annunciò Pak.
-Fuoco!- ordinò
Jacobs.
Una scarica di mitraglia si infranse
contro la blindatura degli humvee ma fu abbastanza da farli sbandare.
-Stinger.- ordinò
ancora Jacobs-
I due missili gemelli partirono verso i
loro bersagli.
Caraibi,
adesso. Il Capitano si abbassa e le scariche mortali passano sopra la sua
testa vaporizzando il portone esattamente come aveva previsto.
Entra
nell’edificio di corsa senza aspettare i suoi compagni. Questa è la sua prova
dopotutto ed è giusto che la superi da solo.
I
droni non lo stanno seguendo. La loro programmazione non deve prevedere che
agiscano all’interno. Meglio così. I suoi compagni se la caveranno e quando
avrà finito quello che deve fare tornerà ad aiutarli.
Gira
un angolo e si trova di fronte una squadra di uomini armati.
-Fermo!- gli intima il loro capo -Arrenditi o
morirai.-
Con
ostentata calma lui replica:
-Da quanto ricordo, voi dell’A.I.M. non siete
mai stati granché come combattenti. È ancora così?-
Senza
aspettare risposta si lancia su di loro. In quello spazio ristretto le loro armi
sono completamente inutili e lui ha buon gioco a muoversi rapidamente usando
calci e pugni. Alla fine è il solo rimasto in piedi.
-Dieci secondi. Sono decisamente ancora fuori
forma..- borbotta.
Continua
lungo il corridoio fino ad un portone che si apre davanti a lui.
-Troppo facile.- commenta entrando.
-Avevano detto che eri morto ma a quanto pare
era una notizia esagerata.-
Il
Capitano si gira in direzione della voce e si trova di fronte un uomo dalla
testa gigantesca che è seduto su una fantascientifica sedia volante e che
aggiunge:
-Benvenuto nell’umile dimora di… MODOK!-
Venti minuti prima, Azania.
Lo humvee di Cary St. Lawrence aveva resistito alla scarica di mitraglia ma un
missile era un’altra faccenda, la blindatura sarebbe saltata ed il veicolo si
sarebbe incendiato. Liam Christian ne era ben consapevole e fece quel che
poteva per evitare l’impatto. Il veicolo corazzato scartò rapidamente e quasi
perse il suo assetto ma il missile passò oltre. L’esplosione successiva fece
sbandare il veicolo che girò su se stesso e quasi cozzò contro quello che lo
seguiva. Nel frattempo uno degli elicotteri degli inseguitori stava atterrando
davanti a loro sbarrando loro la strada.
-Tutti
fuori!-ordino Cary -Prepararsi al combattimento. Priorità: difendere i civili!
Dall’altro humvee balzarono Gunnar
Lindstrom ed Anastasia Kasparova con le armi in pugno e si disposero ai lati.
Dall’elicottero scesero uomini
anch’essi armati e Cary ne riconobbe subito il capo:
-Jacobs!-
-E si è portato
dietro un intero plotone.- commentò Christian -Vuole proprio essere certo che
non ne usciamo vivi.-
-Beh, se anche
andasse a finire così, non intendo dargli la soddisfazione di morire senza
essermi portata dietro lui ed un bel po’ dei suoi.-
Christian sorrise e replicò:
-Mi piace la sua
filosofia, Colonnello.-
-Giù!-
Con un movimento rapido Cary abbassò la
testa del suo compagno proprio un attimo prima che una raffica di proiettili si
infrangesse nel punto dove si trovava.
-Sembra che le debba
la vita Colonnello.-
-Lasci stare i
ringraziamenti e pensi a restare vivo.-
I nemici avanzavano sparando ed in
formazione a ventaglio. Cary era dolorosamente consapevole che lei e gli altri in
quattro contro più di venti soldati addestrati avevano poche speranze ma era altrettanto
consapevole che gli avversari avevano l’ordine di uccidere tutti quindi tanto
valeva rendere loro le cose più difficili possibili.
In un momento come quello non riusciva
a non pensare alla donna di cui si era innamorata. Peccato non poterti rivedere
Liz, pensò. Magari in un’altra vita.
Scacciò ogni pensiero mentre il mirino
del suo fucile inquadrava la testa di Chris Jacobs. Se almeno fosse riuscita ad
ucciderlo prima di essere uccisa a sua volta…
Il dito si contrasse sul grilletto.
4.
Washington D.C. Oggi. Nel suo ufficio di
Rappresentante del 13° Distretto dello Stato di New York Sam Wilson riflette
sul pericoloso gioco in cui è coinvolto una volta tanto nella sua identità
civile e non in quella del supereroe afroamericano di nome Falcon. Ha finto di
cedere ad un ricatto dietro al quale ha scoperto esserci la North Organization,
ma è il vero mandante o agisce per conto di qualcun altro? Ed in questo caso,
per conto di chi? Se vuole scoprirlo, al momento deve stare al gioco.
Il
suo cellulare vibra. Numero sconosciuto. Poco importa, sa lo stesso chi è:
<<Buongiorno, Congressista Wilson. Ha
quello che le avevamo chiesto?>>
La
stessa voce che gli aveva annunciato il ricatto, è camuffata elettronicamente,
ma lui ne è certo.
-Ce l’ho in una chiavetta USB.- risponde Sam
-Come posso fargliela avere?-
<<Organizzeremo un incontro con un
nostro incaricato. È pronto a seguire le mie istruzioni?>>
-Mi ha forse lasciato scelta?-
<<In effetti, no. Ora mi ascolti
attentamente.>>
C’è
un momento di silenzio poi MODOK dice:
-Ne è passato di tempo dal nostro ultimo
incontro, Capitano,[9] sempre che tu sia davvero
chi sostieni di essere.-
-Sono quello che porrà fine alla tua minaccia.
È per questo che sono qui.-
-E credi davvero di poterci riuscire? Sì, te
lo leggo negli occhi. Forse sei davvero lui, lo scoprirò subito.-
Una
specie di raggio esce dalla fronte di MODOK e colpisce quella del Capitano. Per
un istante le menti dei due sono connesse e ciascuno condivide i pensieri
dell’altro. Un istante ma al Capitano sembra un’eternità. Grida e cade in
ginocchio.
-Interessante.- commenta MODOK subito dopo
-Davvero interessante. Questo spiega molte cose.-
Il
Capitano si rialza ancora un po’ stordito.
-Non so di cosa parli ma non mi importa. Non
mi hai ucciso quando potevi e te ne pentirai.-
-Davvero? Lo vedremo. Intanto lascia che ti
mostri qualcosa.-
Un
monitor si accende di colpo inquadrando i compagni del Capitano che evitano gli
attacchi dei droni riuscendo a far sì che si colpiscano l’un con l’altro
abbattendosi a vicenda poi corrono anche loro verso l’interno sbarazzandosi
abbastanza facilmente degli ostacoli che incontrano.
-Tra poco saranno qui, non sei contento?-
chiede MODOK.
Il
Capitano serra le labbra mentre sente uno scalpiccio dall’esterno. Un istante
dopo i suoi tre compagni entrano nel salone.
Ben arrivati.- li accoglie MODOK -Il vostro
leader aspettava il vostro arrivo ma non so se tra un un secondo sarà poi tanto
felice che siate qui.-
I
suoi occhi si illuminano mentre sogghigna e grida:
-Uccidetelo!-
Azania, cinque minuti fa.
Cary St. Lawrence inquadrò Chris Jacobs nel mirino del suo fucile. Sistemò su
colpo singolo e strinse il dito sul grilletto.
Sparò, il colpo partì ma proprio in
quel momento Jacobs scartò sulla destra ed il proiettile gli sfiorò solamente
una guancia. Il massiccio afroamericano si gettò prontamente a terra. Non ci
mise molto a capire da dove era venuto il colpo che avrebbe potuto ucciderlo e
puntò la sua arma in quella direzione.
Cary St. Lawrence imprecò mentre un
nuovo proiettile entrava in canna. Sapeva di essere stata inquadrata a sua
volta. Ora era solo questione di vedere chi sarebbe stato più veloce.
Il tempo sembrava essersi
cristallizzato, un’illusione ovviamente, che fu spezzata quando qualcosa calò
sul fucile di Chris Jacobs piegandone la canna. Quel qualcosa era uno scudo
rotondo bianco, rosso e blu.
5.
Azania,
Adesso. Lo scudo colpisce il fucile di Chris Jacobs e rimbalza verso la
sua legittima proprietaria che sta atterrando alle sue spalle. L’uomo si gira
di scatto ed esclama:
-Capitan America?-
Liz
Mace si libera con pochi fluidi movimenti dell’ala volante dello S.H.I.E.L.D.
ed afferra al volo il suo scudo senza smettere di correre.
I mercenari rimangono per
un attimo interdetti poi volgono le loro armi verso di lei e cominciano a
sparare. Con movimenti veloci ed eleganti al tempo stesso lei evita i loro
colpi ma non può guardare dappertutto e non si accorge del pericolo alle sue
spalle.
Tirife Barzani prende la
mira inquadrando la schiena di Capitan America. Probabilmente il suo costume è
in un qualche tessuto antiproiettile ma non abbastanza per i proiettili
perforanti della sua arma.
La curda prende con
attenzione la mira. Un attimo e la leggenda di Capitan America morirà oggi.
Un altro luogo ed un
altro Capitan America, uomo questa volta. Impassibile osserva l’uomo e le due
donne in costume patriottico che lo stanno caricando. La loro espressione gli
fa capire che sono sotto controllo mentale, una facoltà di MODOK che non
ricordava.
La sua fortuna è che i
suoi avversari sono lenti, colpa del condizionamento presumibilmente. American
Dream gli sferra un calcio rotante ma lui lo evita senza troppo sforzo poi
l’afferra per una caviglia e la spinge contro l’afroamericana Union. Ora il
solo in piedi è Minuteman. Deve stare attento: è un maestro di arti marziali
miste e conosce diversi modi di uccidere un essere umano a mani nude ma anche
lui non è da meno.
Il loro scontro è una
specie di balletto un alternarsi di finte e controfinte. Ognuno para i colpi
dell’altro e si è quasi allo stallo. Tuttavia i riflessi di Minuteman sono un
po’ appannati e questo gioca a favore del Capitano. Per un attimo la guardia di
Minuteman è scoperta ed il Capitano ne approfitta per colpirlo al collo con il
taglio della mano. Ora gli basta un altro colpo per chiudere la partita.
Improvvisamente un calcio
lo colpisce alla schiena e mentre cade in avanti il Capitano sente la voce di
American Dream che dice:
-Adesso ti uccido!-
In momenti come questi
Frank Gianelli si chiede se non stia giocando con il fuoco. Osserva la donna
bionda che adesso dorme tra lenzuola disfatte dopo una notte di fuoco. Si fa
chiamare Karin Svenson e dice di essere una psichiatra ma in realtà il suo vero
nome è Karla Sofen e se è vero che è una psichiatra, è anche vero che è la
supercriminale chiamata Moonstone. Chiamarla supercriminale è però forse
riduttivo: ha collaborato in più occasioni con la giustizia, è stata perfino
una supereroina per qualche tempo. Corre voce che abbia ottenuto il perdono per
i suoi passati crimini. Forse il lavoro che sta svolgendo per il Consigliere
del Presidente per gli Affari Superumani è perfettamente legale o forse no.
Gianelli ha il sospetto
che non lo sia ed ha ottenuto dai suoi capi alla Jameson Publishing
l’autorizzazione ad indagare. Questo ha comportato allacciare una relazione con
Karla/Kristin. A volte fare l’infiltrato ha i suoi vantaggi, pensa con un lieve
sorriso Frank. Il problema è che non ha ancora scoperto nulla e Jonah Jameson
non gli concederà altro tempo. Deve trovare qualcosa alla svelta.
Frank si alza dal letto,
si infila mutande e pantaloni e dopo essersi assicurato che la donna stia
effettivamente dormendo si dirige verso il piccolo studio dove si trova il
computer di Karla. Si siede alla postazione, lo accende ed attende.
Primo ostacolo: una
password di accesso. Quale potrebbe essere? Molti usano il nome di una persona
cara ma Frank non ha la più pallida idea di chi potrebbe essere per Karla.
L’unico nome che conosce legato al suo passato è quello del suo mentore che
l’ha istradata anche sulla via del crimine. Perché non provare? Gianelli digita
rapidamente il nome FAUSTUS.
Lo schermo comincia a vorticare
ed al tempo stesso una voce alle sue spalle dice:
-Sono molto delusa di te, Frank.
Karla
Sofen gli è arrivata silenziosamente alle spalle e la sua espressione non
promette nulla di buono.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Non molto da dire, tutto sommato:
1)
Forse a qualcuno il nome del Bangalla suggerirà qualcosa, ma dovrete
attendere per saperne di più. Vi dico solo una cosa: non lo troverete in
nessuna carta geografica.
2) Derek
Khanata è stato creato da Fred Van Lente & Leonard Kirk su Amazing Fantasy
Vol. 2° #27 datato giugno 2005.
Nel prossimo episodio: conclusioni, nuovi inizi e sorprese.
Carlo
[1] Vale a dire i Vendicatori Segreti.
[2] Vedi i prossimi episodi di Vendicatori Segreti.
[3] Nell’ultimo episodio.
[4] Chissà chi sarà?
[5] Ossia otto volte la velocità del suono.
[6] Vedi gli ultimi episodi di Pantera Nera.
[7] Sempre nell’ultimo episodio.
[8] High Mobility Multipurposed
Wheeled Vehicle, o HMMWV, veicolo militare da ricognizione.
[9] Nel n. 33 per essere esatti.